Per chi arriva secondo alla gara di Olbia c’è una prova di consolazione contro un pilota neopromosso in Classe D. La gara è un giro singolo intorno al comune di Bonorva. Gara su percorso facile che serve a dare ai neopromossi un assaggio di classe D es ai veterani appunto un osso facile da rodere dopo le mazzate tradizionalmente rimediate ad Olbia.
Come avversario mi tocca una Lotus Exige verde racing britannico guidata da un signorino di nome Harminson. Americano giovane in ricca pensione anticipata che tenta la scalata al Passiléstru.
La corsa è una specie di fagiolo con estremità rivolte a sinistra formato da due S e due curvoni divisi da una rampa di raccordo che immette sul ritorno del circuito. Tracciato come detto facile ed intuitivo, con una sola pecca. Si fa ad ora di pranzo quando non dico che ci sia molto traffico, ma qualcosa c’è. La prova è da prendere quindi con le molle e occorre non lasciarsi trasportare dall’entusiasmo o dallo spirito di rivalsa del dopo Olbia di punire il pivello di turno come sfogo della frustrazione. D’altra parte il suddetto pivello di turno ha più di una ragione di stare molto attento a quello che fa con una classe D in mezzo al traffico.
Il mio pivello è un tipo in gamba; californiano. Ha pure imparato i rudimenti della lingua ufficiale, che nel club è rigorosamente ed esclusivamente il Sardo. Nell’andata resiste bene, anzi parte in testa con la sua agile Exige. I problemi per lui cominciano nella rampa di raccordo, dove lo infilo comodamente all’interno mentre è in preda ad un eccesso di prudenza. Nel ritorno, per un po (sic) tiene, ma poi secondo me si scoraggia ed alza il piede sul veloce finale per non correre rischi eccessivi in una gara persa.
Benvenuto in classe D pivello, ma a me rimane l’amarezza di non aver superato la prova regina della classe.
Mentre mi avvio verso una prestigiosa cronometro di Sa Corruda in provincia di Sassari, gara aperta a tutte le categorie dove si lotta contro tempi interessanti, e dove ho poche speranze ma la voglio fare come sfida personale perché ho troppo veleno in corpo, indovinate un po (sic) chi incontro sul percorso di gara che ho appena terminato contro il pivello.
Incontro Mister Bud e la sua Mitsubishi EVO amaranto. Non ci mettiamo molto a concordare la rivincita su parte del percorso di Bonorva; esattamente la metà iniziale con arrivo alla fine della rampa di raccordo. Vediamo se riesco a farmi due pivelli al prezzo di uno, e cioè 10000 euro che convinco il figuro a mettere sul cofano nonostante le sue ritrosie date dal tipo di percorso, ben più veloce che quello dove ci siamo incontrati la prima volta. Riesco a convincerlo facendogli notare che comunque si corre a traffico aperto e sono le 1700.
Ora questo amante delle auto da rally non lo voglio solo battere, lo voglio annientare, non solo per riprendermi i 10000 che mi ha fregato grazie ad un mio stupido errore ma pure per dimostrare a me stesso che quando decido di vincere, vinco. E poco importa se la Mitsu di Bud è una classe E; è competitiva nel traffico ed il suo pilota è uno che c’è. Ed infatti c’è. In partenza, aggrappa bene con le sue 4 ruote motrici e siamo appaiati. Vado via lentamente in allungo dalla quarta in poi, anche perché all’inizio il traffico è rado. Poi inizia la gimcana tra i civili stile Kanjo sulle higwhay (sic) giapponesi. Devo dire che nonostante io sia assatanato e pronto a sfasciare tutto pur di dominare Bud rimane li (sic) per tutta la prova non riuscendo però a trovare mai la zampata per passare davanti. Taglio il traguardo, che è in mezzo alla rampa da terza, con forse 30 metri di vantaggio e in derapata, tanto per mettere l’accento sul fatto che mi girano le palle. Almeno i 10000 li ho recuperati.
La cronometro di Sa Corruda non è mai stata seriamente insidiata da una classe D. Il tempo massimo per accedere al guadagno secco di 10000 euro è di 3 primi e 35 secondi su un percorso montano in discesa (in un’altra prova più corta si fa in salita in pieno stile cronoscalata), ma qui ci vanno le palle e i soldo+i pronti per un nuovo impianto frenante a fine prova. Quando arrivo sul posto ci sono molti spettatori assiepati lungo la provinciale, come spesso accade quando si sparge la notizia che una classe D prova la Corruda.
Partenza da Su Bacchileddu, arrivo al bivio di Palmadula. Domenica notte sul lunedì, traffico inesistente e comunque inibito dalle macchine civetta ai due capi del percorso. Strade laterali non ce ne sono. La provo in ricognizione. Siamo io, una Porsche 996 GT3 e una Ferrari 458 stock, che comunque rimane sempre una classe A.
Faccio la ricognizione, che posso tirare abbastanza in assenza di traffico e rimango impressionato dalla difficoltà del percorso. Nel primo timido di tentativo di fare il tempo registro 3’38”57, che per una classe D è rispettabile e che mi permette di riprendermi la quota di iscrizione senza infamia e senza lode. Rientro ne più ne meno (sic) nei voglio ma non posso delle classi D che provano espugnare Sa Corruda. Parte la Porsche; 3’33”44 e poi la Ferrari; 3’35”12, non ci sta dentro per 12 centesimi, per altro dopo aver picchiato contro un rail ed aver piegato un ammortizzatore. Alzo gli occhi al cielo. Il Tizio con la Porsche si becca il premio di 10000 euro, ma prima che il commissario possa portargli la valigetta dichiaro che voglio riprovare. Rimetto al quota di iscrizione di 5000 euro in ballo e mi lego bene al Recaro a 4 punti. Serro i guanti e mi sistemo bene il casco. Questa volta spacco tutto. I freni tengono ancora e mi ributto giù a rotta di collo. Descrivere il percorso è inutile. E’ una massa di rampe, rampini e S medie. Chiudo gli occhi e metto in scena la mia miglior guida da formula, mista a rally su un paio di rampini in discesa che faccio di traverso per uscire più forte. Come la macchina arriva giù tutta di un pezzo non ho idea, ma il cronometro si ferma sul 3’34”24 ad un secondo e venti dalla Porsche che però è una classe B. Il primo premio non lo incasso ma mi riprendo i miei soldi e soprattutto il titolo di prima classe D nella storia del Passiléstru a scendere sotto l’uno e trentacinque nella cronometro di Sa Corruda. Grandi acclamazioni del popolo di classe F, E e D venuto ad assistere all’evento. Questa volta i papaveri del club alzano davvero le orecchie.
Come avversario mi tocca una Lotus Exige verde racing britannico guidata da un signorino di nome Harminson. Americano giovane in ricca pensione anticipata che tenta la scalata al Passiléstru.
La corsa è una specie di fagiolo con estremità rivolte a sinistra formato da due S e due curvoni divisi da una rampa di raccordo che immette sul ritorno del circuito. Tracciato come detto facile ed intuitivo, con una sola pecca. Si fa ad ora di pranzo quando non dico che ci sia molto traffico, ma qualcosa c’è. La prova è da prendere quindi con le molle e occorre non lasciarsi trasportare dall’entusiasmo o dallo spirito di rivalsa del dopo Olbia di punire il pivello di turno come sfogo della frustrazione. D’altra parte il suddetto pivello di turno ha più di una ragione di stare molto attento a quello che fa con una classe D in mezzo al traffico.
Il mio pivello è un tipo in gamba; californiano. Ha pure imparato i rudimenti della lingua ufficiale, che nel club è rigorosamente ed esclusivamente il Sardo. Nell’andata resiste bene, anzi parte in testa con la sua agile Exige. I problemi per lui cominciano nella rampa di raccordo, dove lo infilo comodamente all’interno mentre è in preda ad un eccesso di prudenza. Nel ritorno, per un po (sic) tiene, ma poi secondo me si scoraggia ed alza il piede sul veloce finale per non correre rischi eccessivi in una gara persa.
Benvenuto in classe D pivello, ma a me rimane l’amarezza di non aver superato la prova regina della classe.
Mentre mi avvio verso una prestigiosa cronometro di Sa Corruda in provincia di Sassari, gara aperta a tutte le categorie dove si lotta contro tempi interessanti, e dove ho poche speranze ma la voglio fare come sfida personale perché ho troppo veleno in corpo, indovinate un po (sic) chi incontro sul percorso di gara che ho appena terminato contro il pivello.
Incontro Mister Bud e la sua Mitsubishi EVO amaranto. Non ci mettiamo molto a concordare la rivincita su parte del percorso di Bonorva; esattamente la metà iniziale con arrivo alla fine della rampa di raccordo. Vediamo se riesco a farmi due pivelli al prezzo di uno, e cioè 10000 euro che convinco il figuro a mettere sul cofano nonostante le sue ritrosie date dal tipo di percorso, ben più veloce che quello dove ci siamo incontrati la prima volta. Riesco a convincerlo facendogli notare che comunque si corre a traffico aperto e sono le 1700.
Ora questo amante delle auto da rally non lo voglio solo battere, lo voglio annientare, non solo per riprendermi i 10000 che mi ha fregato grazie ad un mio stupido errore ma pure per dimostrare a me stesso che quando decido di vincere, vinco. E poco importa se la Mitsu di Bud è una classe E; è competitiva nel traffico ed il suo pilota è uno che c’è. Ed infatti c’è. In partenza, aggrappa bene con le sue 4 ruote motrici e siamo appaiati. Vado via lentamente in allungo dalla quarta in poi, anche perché all’inizio il traffico è rado. Poi inizia la gimcana tra i civili stile Kanjo sulle higwhay (sic) giapponesi. Devo dire che nonostante io sia assatanato e pronto a sfasciare tutto pur di dominare Bud rimane li (sic) per tutta la prova non riuscendo però a trovare mai la zampata per passare davanti. Taglio il traguardo, che è in mezzo alla rampa da terza, con forse 30 metri di vantaggio e in derapata, tanto per mettere l’accento sul fatto che mi girano le palle. Almeno i 10000 li ho recuperati.
La cronometro di Sa Corruda non è mai stata seriamente insidiata da una classe D. Il tempo massimo per accedere al guadagno secco di 10000 euro è di 3 primi e 35 secondi su un percorso montano in discesa (in un’altra prova più corta si fa in salita in pieno stile cronoscalata), ma qui ci vanno le palle e i soldo+i pronti per un nuovo impianto frenante a fine prova. Quando arrivo sul posto ci sono molti spettatori assiepati lungo la provinciale, come spesso accade quando si sparge la notizia che una classe D prova la Corruda.
Partenza da Su Bacchileddu, arrivo al bivio di Palmadula. Domenica notte sul lunedì, traffico inesistente e comunque inibito dalle macchine civetta ai due capi del percorso. Strade laterali non ce ne sono. La provo in ricognizione. Siamo io, una Porsche 996 GT3 e una Ferrari 458 stock, che comunque rimane sempre una classe A.
Faccio la ricognizione, che posso tirare abbastanza in assenza di traffico e rimango impressionato dalla difficoltà del percorso. Nel primo timido di tentativo di fare il tempo registro 3’38”57, che per una classe D è rispettabile e che mi permette di riprendermi la quota di iscrizione senza infamia e senza lode. Rientro ne più ne meno (sic) nei voglio ma non posso delle classi D che provano espugnare Sa Corruda. Parte la Porsche; 3’33”44 e poi la Ferrari; 3’35”12, non ci sta dentro per 12 centesimi, per altro dopo aver picchiato contro un rail ed aver piegato un ammortizzatore. Alzo gli occhi al cielo. Il Tizio con la Porsche si becca il premio di 10000 euro, ma prima che il commissario possa portargli la valigetta dichiaro che voglio riprovare. Rimetto al quota di iscrizione di 5000 euro in ballo e mi lego bene al Recaro a 4 punti. Serro i guanti e mi sistemo bene il casco. Questa volta spacco tutto. I freni tengono ancora e mi ributto giù a rotta di collo. Descrivere il percorso è inutile. E’ una massa di rampe, rampini e S medie. Chiudo gli occhi e metto in scena la mia miglior guida da formula, mista a rally su un paio di rampini in discesa che faccio di traverso per uscire più forte. Come la macchina arriva giù tutta di un pezzo non ho idea, ma il cronometro si ferma sul 3’34”24 ad un secondo e venti dalla Porsche che però è una classe B. Il primo premio non lo incasso ma mi riprendo i miei soldi e soprattutto il titolo di prima classe D nella storia del Passiléstru a scendere sotto l’uno e trentacinque nella cronometro di Sa Corruda. Grandi acclamazioni del popolo di classe F, E e D venuto ad assistere all’evento. Questa volta i papaveri del club alzano davvero le orecchie.