È naturalmente tempo, caro diario, di lavare questo disonore demolendo il cronometro ed il signor Kaselowsky. Non che ce l’abbia con lui; lui fa quello che gli chiedono di fare; ce l’ho col signor spaccimme pulloverino Marchionne che da (sic) il benestare a farmi guidare la macchina da corsa ufficiale in campionato ma non ha fiducia che possa difendere i colori della casa con una macchina stradale. Gesù !!
Quindi andiamo su questa Shadow Road. Ho ben 200 miglia di strada da fare per arrivare a Mission sul lago Michigan dal centro città, e voglio proprio esplorarmela bene qeusta 8C “Speciale”. Dunque; motoraccio V8 Ferrari, che anche kittato si mantiene molto pieno anche ai regimi medi e medio bassi. 470 Cavalli e bell’assetto. a parte qualche problema di inserimento nelle curve velocissime, la qual cosa mi è riportata in anticipo dagli ingegneri venuti da Milano che hanno accompagnato in America la 8C “Bianca”. La revisione dell’assetto ha reso la macchina un po’ scorbutica in inserimento nelle curve più veloci. Naturalmente di ciò non mi rendo conto durante la guida normale, ma è bene che lo sappia prima per quando sulla Shadow Road la guida non sarà più normale.
Ora, questa famigerata strada è veramente all’altezza della sua fama. Super tecnica ed in alcuni tratti velocissima, non da (sic) un attimo di tregua ne (sic) al pilota e ne (sic) alla meccanica. L’ho provata già con due macchine diverse e devo dire che è davvero molto impegnativa. Velocissima per una strada normale (Kaselowsky l’ha percorsa alla media di 154,2 kmh), è alla stesso tempo come ho detto molto tecnica e pericolosa.
Vediamo dunque il giro su questo gioiello di percorso prendendo come riferimento il mio tentativo precedente con la Dodge Viper.
Partenza, allungo prima quarta, rilascio senza toccare i freni e curva a sinistra; entrata tesa ed uscita sul filo del rasoio di quarta piena, allungo quinta e nuova sinistra senza scalare. Rilascio accennato in entrata e uscita in accelerazione per una S veloce al termine della quale si distende tutta la quinta. La sesta con la Viper non si mette perché è troppo lunga e fatica ad accelerare. La velocità massima la macchina la raggiunge in quinta. Curvone ancora a sinistra da pieno assoluto e altra curva a sinistra dove si scala in quarta e si entra dopo una leggera frenata. Quarta piena e quinta in uscita con allungo per la prima curva a destra; Una quasi 90 gradi da imbroccare bene di terza, Poi tratto in accelerazione terza quarta con due curve a sinistra successivamente una più veloce dell’altra e quinta finale su una lunga a destra che immette su un dosso che con la Viper, non durissima di sospensioni, si può prendere in quinta.
Si atterra molto mosci di motore in quinta perché la strada sale leggermente e ed alle volte è necessario scalare. Se si mantiene comunque la quinta, si scala poi in quarta in rilascio ma senza usare i freni, per una delle curve a sinistra più difficili del tracciato. In quanto cieca e traditrice.
Difficilissima come dicevo l’uscita, dove alla prima imprecisione ti aspettano i cartelli a bordo strada ed il muro di cinta di un ristorante, che per fortuna è una staccionata in legno, stile guerra civile americana. Una volta usciti di quarta moderata da qui, ci sono tre curve successive a destra tutte molto veloci – con la Viper da quarta piena e con l’Alfa da quinta quasi piena – dove occorre davvero abbarbicarsi alla corda come dei disperati ed individuare l’esatto punto dove prenderla, se no addio tempo nel caso migliore e addio macchina in quello peggiore. Si viaggia poco sotto i 200 allora (sic) ed è vietato sbagliare.
L’uscita da questa selva di destrorse, da (sic) su una S ancora ultra veloce che si fa in pienissima accelerazione quarta quinta. Sull’uscita destrorsa occorre sacrificare, perché da (sic) su una rampa di 90 gradi a sinistra che immette nel secondo settore, che è ancora più selettivo del primo. Questa è una 90 da centrare con precisione tipo cruna dell’ago in terza, se sbagli addio tempo.
Una volta immessi nel secondo settore, si accelera terza quarta e si fa una curva a destra ancora accelerando di quarta, poi via quarta di piena e quinta, che con la Dodge si distende tutta sino all’arrivo ad un’altra veloce destra. Questa non si fa in tempo a finirla che occorre staccare con la macchina sotto carico e scalare due marce perché c’è un rampino da terza che chiude di brutto ma che richiede la terza per uscire veloci. Non ti dico caro diario le bestemmie per tenere la Viper in questo punto! Difficilissima l’uscita rasente ad un boschetto e che porta in piena accelerazione terza-quarta ad un’altra S che si fa in accelerazione piena con quinta in uscita. Allungo e novanta gradi a sinistra ancora da azzeccare bene in terza. Uscita di nuovo in piena accelerazione terza-quarta con l’ultima S, all’uscita della quale si distende tutto quello che si ha perché c’è una destra che si fa in piena accelerazione, anche qui prendendo bene la corda o sciupando tutto il lavoro fatto fino a quel momento.
Infine il giro si conclude con un’ultima destra che si fa in piano davvero, a ben oltre 200 orari. Con l’alfa ho visto quasi i 260 per quanto abbia potuto per una frazione di secondo buttare l’occhio al tachimetro. Rettilineo finale dove si chiude la fatica naturalmente con la macchina lanciata verso la sua velocità di punta.
Questa è la Shadow Road, un tracciato degno delle più impegnative prove del Passiléstru, dove la dirigenza Fiat non confida che io sia bravo abbastanza a difendere la patria dalle Audi e decide di affidare la macchina ad un pilota americano.
Bene; questo pilota americano mi risulta abbia fatto registrare un 2’55 e quattordici. Allora io arrivo sul tracciato con la stessa macchina che ha usato lui e devo ammettere che ai primi tentativi me la sono messa per cravatta un paio di volte. Quello che però fa fede è il quinto tentativo. Treno di gomme nuovo (sempre rigorosamente di serie) giro a vita persa, come del resto a partire dal secondo tentativo, e tempo ufficiale 2’55’09, sui denti di Marchionne e Attesi ! Adesso si può togliere l’adesivo Kaselowsky sopra lo scudo Alfa e sostituirlo con l’adesivo Maskinganna.
Alla prossima puntata.
La 8C competizione kitatta guidata sulla shadow prima da Bradley Kaselowsky e poi da Maneddu
Quindi andiamo su questa Shadow Road. Ho ben 200 miglia di strada da fare per arrivare a Mission sul lago Michigan dal centro città, e voglio proprio esplorarmela bene qeusta 8C “Speciale”. Dunque; motoraccio V8 Ferrari, che anche kittato si mantiene molto pieno anche ai regimi medi e medio bassi. 470 Cavalli e bell’assetto. a parte qualche problema di inserimento nelle curve velocissime, la qual cosa mi è riportata in anticipo dagli ingegneri venuti da Milano che hanno accompagnato in America la 8C “Bianca”. La revisione dell’assetto ha reso la macchina un po’ scorbutica in inserimento nelle curve più veloci. Naturalmente di ciò non mi rendo conto durante la guida normale, ma è bene che lo sappia prima per quando sulla Shadow Road la guida non sarà più normale.
Ora, questa famigerata strada è veramente all’altezza della sua fama. Super tecnica ed in alcuni tratti velocissima, non da (sic) un attimo di tregua ne (sic) al pilota e ne (sic) alla meccanica. L’ho provata già con due macchine diverse e devo dire che è davvero molto impegnativa. Velocissima per una strada normale (Kaselowsky l’ha percorsa alla media di 154,2 kmh), è alla stesso tempo come ho detto molto tecnica e pericolosa.
Vediamo dunque il giro su questo gioiello di percorso prendendo come riferimento il mio tentativo precedente con la Dodge Viper.
Partenza, allungo prima quarta, rilascio senza toccare i freni e curva a sinistra; entrata tesa ed uscita sul filo del rasoio di quarta piena, allungo quinta e nuova sinistra senza scalare. Rilascio accennato in entrata e uscita in accelerazione per una S veloce al termine della quale si distende tutta la quinta. La sesta con la Viper non si mette perché è troppo lunga e fatica ad accelerare. La velocità massima la macchina la raggiunge in quinta. Curvone ancora a sinistra da pieno assoluto e altra curva a sinistra dove si scala in quarta e si entra dopo una leggera frenata. Quarta piena e quinta in uscita con allungo per la prima curva a destra; Una quasi 90 gradi da imbroccare bene di terza, Poi tratto in accelerazione terza quarta con due curve a sinistra successivamente una più veloce dell’altra e quinta finale su una lunga a destra che immette su un dosso che con la Viper, non durissima di sospensioni, si può prendere in quinta.
Si atterra molto mosci di motore in quinta perché la strada sale leggermente e ed alle volte è necessario scalare. Se si mantiene comunque la quinta, si scala poi in quarta in rilascio ma senza usare i freni, per una delle curve a sinistra più difficili del tracciato. In quanto cieca e traditrice.
Difficilissima come dicevo l’uscita, dove alla prima imprecisione ti aspettano i cartelli a bordo strada ed il muro di cinta di un ristorante, che per fortuna è una staccionata in legno, stile guerra civile americana. Una volta usciti di quarta moderata da qui, ci sono tre curve successive a destra tutte molto veloci – con la Viper da quarta piena e con l’Alfa da quinta quasi piena – dove occorre davvero abbarbicarsi alla corda come dei disperati ed individuare l’esatto punto dove prenderla, se no addio tempo nel caso migliore e addio macchina in quello peggiore. Si viaggia poco sotto i 200 allora (sic) ed è vietato sbagliare.
L’uscita da questa selva di destrorse, da (sic) su una S ancora ultra veloce che si fa in pienissima accelerazione quarta quinta. Sull’uscita destrorsa occorre sacrificare, perché da (sic) su una rampa di 90 gradi a sinistra che immette nel secondo settore, che è ancora più selettivo del primo. Questa è una 90 da centrare con precisione tipo cruna dell’ago in terza, se sbagli addio tempo.
Una volta immessi nel secondo settore, si accelera terza quarta e si fa una curva a destra ancora accelerando di quarta, poi via quarta di piena e quinta, che con la Dodge si distende tutta sino all’arrivo ad un’altra veloce destra. Questa non si fa in tempo a finirla che occorre staccare con la macchina sotto carico e scalare due marce perché c’è un rampino da terza che chiude di brutto ma che richiede la terza per uscire veloci. Non ti dico caro diario le bestemmie per tenere la Viper in questo punto! Difficilissima l’uscita rasente ad un boschetto e che porta in piena accelerazione terza-quarta ad un’altra S che si fa in accelerazione piena con quinta in uscita. Allungo e novanta gradi a sinistra ancora da azzeccare bene in terza. Uscita di nuovo in piena accelerazione terza-quarta con l’ultima S, all’uscita della quale si distende tutto quello che si ha perché c’è una destra che si fa in piena accelerazione, anche qui prendendo bene la corda o sciupando tutto il lavoro fatto fino a quel momento.
Infine il giro si conclude con un’ultima destra che si fa in piano davvero, a ben oltre 200 orari. Con l’alfa ho visto quasi i 260 per quanto abbia potuto per una frazione di secondo buttare l’occhio al tachimetro. Rettilineo finale dove si chiude la fatica naturalmente con la macchina lanciata verso la sua velocità di punta.
Questa è la Shadow Road, un tracciato degno delle più impegnative prove del Passiléstru, dove la dirigenza Fiat non confida che io sia bravo abbastanza a difendere la patria dalle Audi e decide di affidare la macchina ad un pilota americano.
Bene; questo pilota americano mi risulta abbia fatto registrare un 2’55 e quattordici. Allora io arrivo sul tracciato con la stessa macchina che ha usato lui e devo ammettere che ai primi tentativi me la sono messa per cravatta un paio di volte. Quello che però fa fede è il quinto tentativo. Treno di gomme nuovo (sempre rigorosamente di serie) giro a vita persa, come del resto a partire dal secondo tentativo, e tempo ufficiale 2’55’09, sui denti di Marchionne e Attesi ! Adesso si può togliere l’adesivo Kaselowsky sopra lo scudo Alfa e sostituirlo con l’adesivo Maskinganna.
Alla prossima puntata.
La 8C competizione kitatta guidata sulla shadow prima da Bradley Kaselowsky e poi da Maneddu