<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> I diari di Su Maskinganna | Page 12 | Il Forum di Quattroruote

I diari di Su Maskinganna

Vado ad Indianapolis per la gara dei pick up. Ho parlato con Hunt via skype con l’aiuto di un membro americano del Passilèstru. Chris è molto pessimista, Indianapolis è un super ovale e come tale ci vuole un sacco di motore. Il camioncino Dodge ufficiale un sacco di motore non ce l’ha, quindi in qualifica si va piano, in gara si parte ultimi o giù di li (sic) e quindi o si acchiappa la scia del “pack” come si chiama nelle gare americane o la gara rischia di essere molto noiosa e soprattutto in ultima posizione per tutti i venti giri. Se si riesce a tenere la scia in apertura poi bisogna mantenerla, e su un circuito velocissimo ma molto tecnico come Indy non è affatto facile. Se si vuole avanzare di posizione bisogna usare gli avversari come fionde, portarsi dietro di loro acquisendo velocità in scia, uscire dalla scia e sfruttare la temporanea velocità acquisita per accodarsi alla prossima fionda e così via. Tutto ciò, già complicato per un pick up competitivo che comunque lasciato isolato in un tratto deserto di pista rimarrebbe “appeso fuori” come dicono qui, diventa quasi proibitivo con una baracca come il nostro vecchio Fiat.

Faccio le valigie e questa volta con me in America viene anche Tabby. Non è il luogo più rappresentativo degli Stati Uniti lo stato dell’Indiana, essendo costituito per lo più da campi di grano e campi da Basket, però sarà comunque un interessante weekend.

Il viaggio sul Jet privato Fiat è come al solito super confortevole. Si guardano film, si mangia si beve e si dorme nella lussuosa cabina per sei passeggeri bella, spaziosa e servita da due professionalissimi stuart. 10 ore di volo assolutamente riposanti; mi devo solo preoccupare di coordinare la dormita con il fuso orario ed il gioco è fatto.

Il tempio della velocità è uno spettacolo entusiasmante. Il venerdì mattina gli spalti sono già assiepati e l’area della pista è satura con centinaia di migliaia di spettatori e tifosi. Molti sono accampati qua dal giovedì o anche da prima. Maggio in Indiana significa 500 miglia di Indianapolis e lo stesso vale più o meno per tutti gli Stati Uniti. Il weekend motoristico di Indianapolis è uno di quegli eventi sentiti qua in America anche da chi non segue il motorsport.

La gara delle Cart si corre nel pomeriggio, mentre le Target Cup Nascar corrono in notturna domenica sera la loro Indy Brickyard 400. Noi camioncini facciamo tutto di mattina essendo i meno importanti; prove libere il venerdì, qualifiche il sabato e gara la domenica mattina alle 1000.

Durante le prove libere si conferma tutto quello che mi ha detto Hunt. Il camioncino tocca i 248 kmh sul rettilineo di arrivo e se mi metto in scia ad un altro camioncino riesco abbastanza a tenere il passo sul dritto. Ad un certo punto, per provare, mi accodo ad un trenino che si è lanciato bene e che mi sorpassa e riesco a toccare i 270 allora (sic). Non c’è dubbio che sarà una gara molto strategica. Per ora occorre non fare totalmente schifo in qualifica. Pregare sul dritto e fare le quattro curve nel miglior modo possibile.

59”95 mi vale il 19° posto in griglia su 20 camioncini ad un secondo e ottantatré dalla pole. Hunt è 17°. Si conferma che sarà una gara molto dura. Qua mi gioco tutte le possibilità di poter correre un giorno in gare vere invece che sulle strade della Sardegna. E quale miglior posto che Indianapolis!

Il fighetto impomatato della Bocconi che dirige il dipartimento corse americane è stato molto chiaro: il camioncino non è competitivo, ma abbiamo assolutamente bisogno della visibilità nella corsa più prestigiosa d’America. Se riesco a portare sto catorcio nelle prime cinque posizioni nella stagione 2012 avrò un volante con la squadra corse Fiat-Chrysler nella Best Buy Cup riservata ai camioncini. L’anno prossimo la Fiat schiererà due veicoli anche nella Home Depot Cup, la serie B della Nascar ed i piloti che guidano adesso i camioncini verranno promossi ammesso che vengano confermati. Chris Hunt è molto eccitato e ben deciso anche lui a fare del suo meglio qui ad Indianapolis.
Best Buy Cup safety car.jpg
 
E' una modifica che il Maskinganna opera nel suo diario. In realtà il club di corse illegali sardo era chiamato Passu Lestru ( passo lesto o pié veloce).
Il folklore del club fa risalire il nome alle qualità del piede destro dei suoi membri.
 
Domenica 29 maggio 2011; mattina.

Riporto la corsa così come la ricordo e come l’osservata (sic) dall’abitacolo del mio Dodge, perché delle abbondanti informazioni via radio che mi arrivavano non capivo neppure una sillaba.

Alla partenza mantengo la scia del gruppo a fatica, ma la mantengo. Il primo compito da affrontare se voglio solo sperare di arrivare nei primi cinque è quello di prendermi buona cura del camioncino ed evitare incidenti. Nelle gare NASCAR ci sono molti contatti, che anche quando non risultano in veri e propri incidenti, influiscono sulla stabilità, sull’efficienza e sull’integrità dei veicoli e quindi sul risultato finale.

Infatti già al primo giro, sulla corsia di destra avviene un contatto tra due camion che ne coinvolge altri tre. Nulla di drammatico, ma i cinque sono i primi a staccarsi dal branco. Io sono sulla corsia interna e vedo la scena che non mi influenza.

Contatto ancora sulla corsia esterna tra due camion che lottavano con me per il 15° posto. Rimangono indietro e adesso 15° sono io. Ho già recuperato 5 posizioni e Hunt fa pure meglio di me, ne ha recuperate tantissime in mezzo al traffico. Si mette bene per i camioncini Dodge ufficiali.

Secondo giro. Vedo Hunt davanti. Il camioncino n°18 scarta a sinistra per evitare il muro. Per un pelo non mi centra. Qui botta di culo. Raggungo Hunt. Mi pare che adesso lui sia 9° ed io 10°

Contatto tra Hunt e il camioncino mi pare 12, Un Toyota. E’ quello di Talbott. Arriverà secondo. Mi attacco ai freni; meno male che siamo ben fuori dalla curva con i mezzi dritti. Hunt, bravissimo, sguscia avanti. Io sorpasso il camioncino n° 25, un Dodge di quelli privati. Adesso sono 7°. Hunt è 5°. Il quinto posto serve a me e non a lui. Lui è già un pilota ufficiale Fiat. Tra me e lui il Toyota n° 12 che si rivela testardo. Alla curva tre “gli busso” a 230 allora (sic) e devo buttarmi nell’erba all’interno. Riesco non so come a mantenere il controllo del mio Dodge, ma perdo tre posizioni. Per un secondo miracolo riesco a mantenermi in scia dell’ultimo mezzo del trenino di testa. Se perdo il trenino addio gara. Si tratta del Dodge 17 del Team GT Motors. Guidato da un tizio chiamato Green. Ci ho preso un caffè dopo le prove libere. Caffé per modo di dire. Comunque riesco a rimanere aggrappato in scia a questo camioncino 17 a di conseguenza alle speranze di soddisfare le aspettative di mamma Fiat. Ma devo dire che Hunt in quarta posizione sta già provvedendo egregiamente. Impeccabile nello sfruttare scie e fionde, Chris approfitta anche che qualche camioncino intorno a lui a (sic) preso qualche botta e non è più al massimo dell’efficienza; cosa della quale spero di avvantaggiarmi anch’io che ho ancora il veicolo integro. Ecco l’importanza di “prendersi cura del veicolo” come dicono qui in gergo.

Nella curva tre prima del rettilineo d’arrivo sorpasso un altro concorrente all’interno e adesso sono dietro ad Hunt ed al gruppetto di testa. Nella curva 4 Hunt commette la sua prima imprecisione; il suo Dodge sbacchetta e lo passo all’interno. Adesso sono io quarto ed al settimo cielo. Gran gara per adesso dei Dodge ufficiali. Imboccando il rettilineo, sfrutto il “momentum” (i super ovali sono tutta una questione di momentum) e mi fumo anche il secondo ed il terzo. Sul rettilineo sono in scia al camioncino arancione del Team Calnet. N° 20; un altro Dodge! Oggi non ce ne (sic) per Chevrolet e Ford. Passo pure lui uscendo dalla scia e prima della curva uno ed allungo pure perché dietro di me battagliano e si rallentano. Hunt picchia la fiancata contro il muro in lotta con un altro e perde definitivamente contatto, risucchiato dalle sabbie mobili (leggasi attrito con l’aria e nessuna scia da sfruttare). Dietro di me adesso il Toyota 12 che ha recuperato di brutto. A meglio guardare nel retrovisore Hunt è ancora quarto e non è scomparso. E’ riuscito ad aggrapparsi al terzo che non so chi sia. Mi pare sia il Ford n° 19 di Champion, uno dei senatori della Best Buy Cup. Hunt si fa sotto e lo passa. Si riporta caparbio in terza posizione.

Il Toyota 12 deve essere danneggiato o avere qualche problema, perché sul dritto allungo. Va bene che adesso il mio pick up è scarico di benzina e sul dritto va di più che in qualifica (che va fatta in assetto di partenza gara per regolamento), ma comunque!

Il gruppo di testa adesso è formato da 7 camioncini: io un po (sic) davanti, il Toyota 12 e Hunt in lotta, ed un po (cic) più dietro altri 4 anche loro in lotta tra loro.

E a questo punto che decido di fare la sosta ai box. Per regolamento NASCAR occorre fare almeno una sosta ai box durante la gara a qualunque giro si desideri.

A questo punto c’è una lunga pausa nelle operazioni di rilievo, perché esco dal box 18° e con il deserto intorno. Ora tutto dipenderà da quanto forte riesco a girare. Senza scie, sono preoccupato però. Speriamo che i camioncini più veloci siano tutti in avaria.

Rimango a girare da solo sino al 14° giro, quando si appropinqua al mio deretano un camioncino Dodge Rosso e Bianco del Team GT, Dovrebbe essere Richard Green, il che mi fa capire che sono lento; troppo lento per mantenere la testa della corsa.

Al 14° giro il Dodge comincia a protestare di nuovo per le gomme. In ingresso di curva 4 a momenti me lo giro; il Dodge 17 mi è adesso al culo. E’ li che mi accorgo che non è il Dodge di Green, ma un Ford con colori simili a quelli del team GT. In questo momento sono 8° id il camioncino dietro di me, in effetti il Ford n° 19 di Champion (che andrà a vincere) mi stava doppiando. Si ferma ai box e ne riparte prima che lo raggiunga e lo stesso fa anche il Toyota n° 12 che finirà secondo.

Io ho problemi più urgenti. Ho finito le gomme ed il n° 16 lo Chevrolet di Mike Hasker mi fuma la posizione e mi ritrovo 5° secondo la radio. Io pensavo di essere quarto. Ma quinto va ancora bene. Mi basta lottare contro questo camioncino 16, ma a questo punto devo usare la testa e non rischiare nulla. Solo la mia stupidità o una catastrofe inaspettata possono rubarmi un posto tra i primi 5 adesso. Comunque alla fine anche il Signor Hasker deve fare i conti con le gomme e non solo lascia la posizione a me, ma ne perde pure un’altra.

Tutto finisce così con me 4° e Hunt 7°. I Dodge ufficiali nei primi dieci e la visibilità ad Indianapolis per il team ufficiale soddisfatta. Per di più dei primi 10 camioncini classificati, cinque sono Dodge. Non male.

Mie considerazioni.

Quando sono entrato ai box ero primo. Risultato guadagnato con battaglie di scie e di fionde ed una buona dose di culo ad evitare gli incidenti. Uscito dai box mi sono ritrovato da solo e la mancanza di competitività a parità di usura gomme dei nostri Dodge ufficiali si è fatta sentire. Io ho perso tre posizioni e Hunt pure.

Seconda considerazione: queste corse sugli ovali sono robe da pazzi. Sui super ovali persino gli “sgonfi” camioncini fanno le curve a 230. I più competitivi fanno quasi 260 sul dritto. Il mio ha toccato una punta di 249 senza scia e con poca benza. Non solo si fanno le curve a 230 ma le si fanno spesso “impacchettati” in mezzo a grappoli di camioncini tutti assiepati in lotta continua tra loro. Ed infatti i contatti sono frequenti quando i veicoli sono così stipati e gli effetti imprevedibili e spettacolari. Nelle categorie superiori tutti questi effetti sono pure maggiori e lo spettacolo a ogni gara assicurato in tutte e tre le categorie. Spero davvero di poter avere un sedile nella Best Buy Cup l’anno prossimo e poter fare tutte le corse. Per quanto siano da spostati di testa, i rischi sono minori che nel Passiléstru e se si arriva alle categorie superiori si guadagna pure un sacco.

Per adesso, pacche sulle spalle dal team, dal direttore sportivo e da tutti i meccanici, anche se non abbiamo vinto.
pack.jpg

 
A maggio non sono nemmeno mancati gli eventi con il Passiléstru. In particolare ho disputato una bellissima gara in una notte ancora molto fresca ed in una delle più belle zone dell’amata Sardegna, terra non lo dimentichiamo, la più bella del mondo. Gara a 8 chiamata “La Corsa Proibita”, non capisco perché; come se le altre fossero ammesse.

Comunque questo gioiellino si dipana sulla SS 133 da Palau a Ciabattu ed è tecnica veloce e adatta alle classi B_ primo pezzo lento con rotonde, secondo pezzo medio veloce e senza rotonde, terzo pezzo veloce, pericoloso e basta.

Alla partenza, una Aston Vantage, io, una Lamborghini Gallardo Spyder LP 560 nuova di pacca, e la solita pletora di britanniche artigianali, Noble eceetera. C’è anche una Corvette C6 gialla sobria, sobria e molto di serie guidata da un ragazzo polacco di nome Walter che viene dalla pista (pagava per correre con le GT) e si è fatto un nome nel club. E’ appena transitato in classe B e gli piacciono le macchine americane. Quella che guida oggi non è nemmeno sua, ma di un suo amico. Lui una classe B ancora non l’ha comprata.

Gara notturna, visibilità ottima e buona possibilità di usare due corsie. Se si vuole tirare minimo minimo, con le classi B serve necessariamente tutta la strada. La mia Ferrari da corsa è chiaramente favorita, vista anche la reputazione che comincia ad avere il suo pilota.

Smonto la Scuderia dal carrello trainato dalla Grand Cherokee, il cui sei cilindri 3.6 mi ricorda vagamente i motori dei camioncini NASCAR, e mi preparo a disputare la prova.

Il traffico è, ovviamente aperto, ma sono le tre di mattina di un giorno feriale e quindi ci aspettiamo solo l’occasionale passante.

Sul primo tratto mi tengo tranquillo sulle rotonde passo qualcuno in frenata, facendo ben attenzione a non piantarmi da qualche parte.

La selezione avviene sul medio veloce del secondo settore. Da qui usciamo io davanti e la Corvette Dietro; e pure vicina. Gli altri non so cosa ci facciano in classe B. Nel secondo settore c’è qualche macchina civile, per cui dobbiamo tenerci abbottonati. Ciò non ci impedisce di toccare punte di oltre 200 in qualche tratto.

Ad un certo punto si rallenta per l’abitato di Bassacutena ed una volta usciti da lì è tempo di rosolarmi questo Polacco ben benino. Si comincia a viaggiare forte tra dritto e curvoni in appoggio e cominciamo a toccare velocità che dovrebbero selezionare chi ha le palle e chi no. Ed è qui che mi accorgo che Walter le palle le ha. Infatti mi sta ben attaccato al “deretan” e non lo scollo di un metro. Certo non sono impiccato; c’è ancora l’occasionale macchina civile tra una S veloce l’altra; comunque certo non stiamo andando a passaggio. Guardo nel retrovisore tra un cambio di marcia e l’altro, e dov’è sta Corvette per altro pure di serie? Sempre lì attaccata al culo della mia Ferrari da Formula Uno.

Dopo un’ennesima destra veloce dove il ragazzo non molla, decido che mi sono rotto le palle: sesta quinta deciso e allungo nelle rimanenti curve veloci prima di arrivare sul rettilineo che porta alle ultime tre curve pseudo lente dove occorre staccare e che immettono sul tratto conlcusivo, che proprio rettilineo non è ma è talmente veloce che è come se lo fosse.

Tolgo gli occhi dal retrovisore per concentrarmi sulle ultime tre curve, tanto il Polacco l’ho staccato e vado a guadagnarmi i 50000.

Sesta quinta quarta terza per l’impostazione stilosa della prima destra medio lenta, il V8 da formula suona come una sinfonia e stacco abbastanza forte. La Ferrari risponde come la bestia di razza che è, ma mentre mi sto congratulando con me stesso per quanto stile ho alla guida, il Polacco mi sfila a destra come una baghette (sic) dalla carta della panetteria. Su quale pianeta abbia frenato e soprattutto com’è che era ancora nell’orizzonte radar non lo so; fatto sta che non solo mi fulmina in staccata, ma entra pure nella prima curva bello neutro come il detersivo da culo di un neonato. Manco si scompone un attimo dopo la staccata alla Sito Pons. Si spara la destra la sinistra e la successiva uscita ancora a sinistra a mille, e sgrana le marce in uscita sull’ultimo tratto veloce. Dopo che mi ha flashato in faccia gli stop alla staccata si è fatto tutto il resto della percorrenza senza più toccare i freni. Notevole!

Inutile dire che sono incazzato come una biscia. Come osa questo sbarbato fare me quello che io sono abituato a fare agli altri. Sul primo rettilineo prima dell’ultima S velocissima, me lo svernicio di potenza pura e devo ancora mettere la sesta. Mi ficco nella S veloce e quando usciamo i suoi fari sono praticamente alla stessa distanza di quando siamo entrati. Siamo in pieno sull’ultimo rettilineo. Io davanti lui dietro e naturalmente non recupera. Ha perso la gara e starà maledicendo l’inferiorità del suo V8 rispetto al mio.

Mancano meno di seicento metri al traguardo. Il mio RWR già vede la pistola del commissario a fine percorso, visto che è dritto, e gracchia. Sto ancora accelerando, i fari della Corvette si allontanano. Guardo con un occhio la strada e con l’altro il retrovisore.

A 400 metri dal traguardo...alzo il piede. Col secondo posto riprendo i miei soldi ed il ragazzino di Ponzan la vittoria se l’è meritata. Mi sfila a sinistra ancora in pieno. All’arrivo, prima di evacuare come di consueto la scena della gara, faccio scena e bestemmio, prendendo a calci le gomme della Ferrari, simulando che ho avuto noie meccaniche.
Walter.jpg

 
Se posso, da lettore incallito della saga...eviterei di pubblicare 2/3 capitoli al giorno. Un pò si rischia di rimanere indietro, un pò personalmente mi piace far passare un pò di tempo tra la lettura di un passaggio e l'altra per lasciar "decantare" gli episodi...
Parere mio ovviamente, se ne pubblichi anche 5 al giorno io, con calma, li leggo
 
credo che quella era una vettura da portare al limite molto più difficile di quasi tutte le supercar di ora,

Caro Algepa.
Non ho idea di come siano le supercar di adesso, visto che oramai giro con una panda arancione con i cerchi in lamiera, ma devo senza meno convenire con te che la Rover 220 era una macchina piuttosto ruvida e nervosa, specialmente assettata come era la mia per le Maskingannate dei miei tempi. Aveva però una bella erogazione con quasi nessun lag tipico dei sovralimentati di quell'epoca.
 
Ultima modifica:
Nota degli autori,

Abbiamo volontariamente saltato un intero capitolo relativo al mese di maggio 2011 dei diari del Maskinganna. Questo per espressa volontà sua, che lasciò una nota a margine di questo capitolo per chiunque avesse mai deciso di fare qualcosa col manoscritto. Sulla nota c’era scritto di non rendere pubblico quel capitolo, e naturalmente noi rispettiamo la sua richiesta. Esso è dedicato all’amore più grande del nostro sardissimo eroe; amore che manco a dirlo fu una vettura sportiva. Il Maskinganna stesso riporta nel diario come abbia passato più tempo a rimirare e a lucidare questa macchina in garage che a guidarla.

Ci limiteremo quindi noi solo a riassumere in terza persona e sommariamente come nacque la vicenda della “Fata Turchina” come il Maskinganna chiamò la sua Maserati MC 12 Stradale.

Si dava il caso in quel periodo che già da mesi il Maskinganna provasse senza successo una cronometro sulla quale continuava a perdere soldi, e quando gli andava bene recuperava appena la quota di iscrizione. Tutto ciò è fedelmente e dettagliatamente riportato nel capitolo fantasma delle memorie del nostro eroe: giorno per giorno, tentativo per tentativo. La cronometro in questione era la Posada-Suaredda sulle statali 131 e poi 125. Prova tecnicissima, difficilissima e contenente ogni tipo di difficoltà. Era una particolare gara di quelle cosiddette prestigiose, aperte a tutte le classi ma in concreto fattibili solo con delle classi A. E noi già sappiamo cosa pensava il Maskinganna delle cronometro fattibili solo con le classi A: pensava che la sua Ferrari Scuderia classe B potesse farcela benissimo con lui alla guida. Non c’era prova che la sua Ferrari non potesse superare di qualunque classe fosse.

Non che il Maskinganna non conoscesse il calibro di una macchina di classe A; si ricorderà come avesse avuto occasione di guidare una Lamborghini Sesto Elemento, (la stessa che fu distrutta in una delle prove del club qualche tempo dopo) e addirittura una Bugatti Veyron. Quindi il nostro eroe era ben conscio che esistevano macchine superiori alla sua Ferrari. Semplicemente aveva una concezione troppo elevata della sua macchina e di sé stesso. Era intimamente convinto che la Scuderia in realtà fosse una classe A, e chi poteva dargli torto: non aveva forse bastonato più di una classe A e in più di una prova con quella Ferrari?

Ebbene, contro la Posada – Suaredda, il nostro eroe le bastonate le prese lui, molteplici volte e perdendo molteplici decine di migliaia di euro. Di tutto ciò egli parla con estrema amarezza e frustrazione nel suddetto capitolo del diario che ha voluto lasciare privato. Racconta come esprimeva la sua frustrazione alla sua futura moglie Tabby, specialmente nel giorno in cui con la sua Scuderia staccò un tempo di solo un secondo e zero otto superiore a quello da battere per incassare la magra somma di 10000 euro, ed appartenente ad una Mercedes McLaren SLR. E su strade normali, date le variabili in gioco, un secondo è quasi nulla. 10000 euro abbiamo detto; tanto era il premio gara per la Posada – Suaredda. Come molte prove di prestigio del Passiléstru aperte a tutte le classi, era pagata poco e la quota di iscrizione era pure poco, proprio per attirare i caparbi ed i testardi presuntuosi come il Maskinganna che correvano per i soldi si ma non solo per i soldi. E con questi trucchetti psicologici, molti soldi passavano dalle tasche dei membri a quelle del club.

Il nostro racconta dunque come un giorno il padre di Tabby, mosso a commozione e con la figlia che gli stava oramai addosso in maniera pesante, portò il Maskinganna in una diroccata officina Fiat di Nuoro e tolse il telo ad una macchina che come disse al suo futuro genero, gli avrebbe permesso di polverizzare la Posada – Suaredda.

Fu così che per la prima volta il Maaskinganna si trovò di fronte dal vivo alla MC 12, macchina che diventò per lui quello che il Fokker DR1 Triplano rappresentò per il Barone Rosso: il più grande amore della sua vita e il suo mezzo di battaglia.

In una scheda di memoria allegata ai diari, il Maskinganna ha lasciato un video che fu girato proprio nel 2011. E’ l’unico video che il Maneddu ha incluso nei suoi diari. Questo video venne girato al Nordschleife ed è stato tagliato delle interviste prima e dopo la prova dei giornalisti specializzati tedeschi che ebbero anche loro l’opportunità di provare la macchina sulla famosa pista teutonica.

La visita al Nordschleife avvenne appena una settimana dopo che Maneddu aveva polverizzato il record della Posada – Suaredda come il padre di Tabby aveva previsto. E quando diciamo polverizzato, intendiamo 4 secondi sotto il precedente limite. Il video fu girato con mezzi amatoriali e 13 anni fa; quindi la qualità è bassa, ma rimane l’unica testimonianza del Maskinganna in azione e delle sue doti di guida, a oggettivo ed imperituro giudizio di che tipo di contro palle aveva questo ragazzo, considerato anche che il tempo regstrato sul giro, per quell'epoca era di assoluto rilievo.

Poco dopo aver girato questo video, con la stessa macchina il Maskinganna polverizzò anche il record di 5,15.90 nella cronometro a traffico aperto da Cala Gunnone a Arcu Suttaterra, dedicata solo alle Maserati che era stato stabilito l’anno prima da un’altra MC 12. Qui Maneddu registrò 5’10”90, letteralmente distruggendo il precedente crono.

Tale Alex, proprietario dell’altra ed a quel tempo unica MC 12 circolante in Sardegna, non digerì mai l’umiliazione e sostenne per anni che la macchina con cui il Mskinganna fece il record era in realtà non di serie. Anche questa diatriba verrà a suo tempo risolta con i fatti.

Cosa riportò dunque il Maneddu sul suo diario a proposito della MC 12 dopo tutte queste prove: la giudicò la macchina più efficace che lui avesse mai provato, la più equilibrata, sicura e soave macchina sportiva che lui avesse mai conosciuto. Elogiò la “nobile e metallica silenziosità del suo propulsore” quando paragonata alla “prepotenza sonora” della Ferrari Scuderia. Il Maskinganna ammise in quel capitolo del diario che in effetti la Scuderia poteva essere superata da un’altra sportiva di quegli anni, anzi la Maserati era una vettura più anziana della Ferrari Scuderia. I cento cavalli in più della macchina di Modena non erano ciò che più impressionò il nostro eroe, quanto piuttosto tutto l’equilibrio generale della Maserati che secondo Maneddu ne faceva una vero e proprio mezzo da guerra con cui affrontare qualsiasi cosa. Le caratteristiche di guida della MC 12 Maneddu le descrive come una versione “elevata a gruppo C Sport Prototipi”, come riporta testualmente nel diario, delle già ottime caratteristiche che già lo avevano impressionato a suo tempo a bordo della Granturismo con cui il Maskinganna, come si ricorderà, si era fatto la gavetta di alta fascia in classe D. Tutto ciò portò il nostro camionista verso una fedeltà al costruttore di automobili di Modena che durò praticamente sino al giorno della sua morte e fino a quel giorno guidò di preferenza le sue amate Maserati che divennero un segno distintivo del Maskinganna nel Passiléstru.

Da quando Maneddu provò per la prima volta la MC 12 sulla Posada – Suaredda, l’obiettivo numero uno della sua vita fu di acquistarne una e di tenersela finché avesse vissuto. E’ esattamente quello che fece. Quando riuscì a trovare un esemplare in vendita delle pochissime macchine prodotte, dovette sborsare una cifra che per quanto iperbolica, egli giudicò sempre ben spesa: 1.350.000 euro. Acquistata la SUA Maserati, il Maskinganna rifiutò sempre di apportare anche la più piccola modifica alla versione “di serie”.

Video disponibile al link:
 
Ultima modifica:
La domanda sorge spontanea: a un pilota con quelle capacità è mai venuto in mente di provare a correre nelle gare legali?

Nel 2012 correrà nella Best Buy Nascar Cup; con i camioncini NASCAR.

Inoltre è triste pensare che per come è strutturato il motorsport, specialmente oggi, ce ne sono un sacco di talenti che non vedranno mai un volante nelle gare.
 

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