Per fare sopravvivere un marchio, tanto più difficile quanto più "differente" dagli altri, bisogna crederci.
Se poi siamo convinti che "è una specie di malattia, l'entusiasmo per un mezzo di trasporto. È un modo di vivere, un modo tutto particolare di concepire un veicolo a motore", come diceva uno che ce ne capiva qualcosa (*), bisogna crederci ancora di più. Sono decenni che nessuno ci crede davvero; personalmente non penso che qualcuno lo voglia fare in futuro.
Bisogna ricostruire l'immaginario collettivo attorno al Biscione, e questo passa sicuramente dal marketing, ma anche e soprattutto dal prodotto. Che deve circolare, deve riempire le strade, non le photogallery di riviste più o meno indipendenti dalle case automobilistiche ("la berlina da famiglia che vince le corse" dice qualcosa?)
Giulia è sola. Stelvio non basta. Modelli da nababbi collezionisti non sono Alfa Romeo! Adesivi rebranding su macchine da corsa altrui non sono Alfa Romeo!
Poi, se l'entusiasmo per un mezzo di trasporto passa dalla fermata SUV, bene. Ma si faccia qualcosa... Troppe chiacchiere, poco ferro (o litio, se volete).
(*) Orazio Satta Puliga
PS - leggetevi, se volete, la recensione su strada della Giulia su quella Novella2000 dei motori chiamata TopGear... Poi ditemi se non è una base di partenza per una ricostruzione... Qualche tedesco ci avrebbe fatto anche la versone motocarro Pentarò...
era il signor No MODELLI ma voleva la sola Ferrari,quindi pensava di vendere. Ora é stata venduta, vediamo a cosa ci porterá.... e come reagirá il popolino che tutto vuole.....