Ho trovato questo commento su La Repubblica, di Marco Mensurati e lo trovo molto condivisibile, sia per i pericoli da alibi e vittimismo, sia per l'analisi del sorpasso su Leclerc, che non va comparato al caso Vettel in Canada. Questo era un sorpasso, quell'altro un rientro a tagliare la strada dopo un uscita di pista.
La Ferrari ha due modi per leggere la gara di ieri. Quello sbagliato è pensare di aver perso per colpa di una decisione scandalosa della Fia che non ha punito Max Verstappen per la manovra con cui ha — più o meno letteralmente — spazzato via dalla pista Charles Leclerc prima di involarsi verso la strameritata bandiera a scacchi. Al momento, purtroppo, questa è la tesi predominante tra i tifosi ma anche, cosa più preoccupante, a Maranello. […] i più ostinati si sono buttati sull’argomento subordinato dell’”uniformità di giudizio”. Un ragionamento del tipo: “La decisione di ieri va in direzione opposta a quella presa in Canada contro Vettel e a favore di Hamilton”. Ma anche questo approccio è sbagliato e fuorviante. L’incidente canadese non è avvenuto durante una manovra di sorpasso — per quanto violenta — ma dopo un erroraccio da penna rossa di Vettel che poi, per non perdere la posizione, ha buttato fuori pista — volontariamente o meno non lo si saprà mai — l’incolpevole Hamilton, che ha dovuto frenare. Due casi diversi che sono stati trattati in maniera giustamente diversa. Però un elemento in comune ce l’hanno, entrambi hanno regalato un gigantesco alibi alla Ferrari e alla sua dirigenza. […] Perché con la Mercedes fuori dai giochi dopo otto trionfi consecutivi è stata la Red Bull a prendersi il palcoscenico? Che fine ha fatto Vettel? E poi ancora più in profondità: chi ha deciso la tempistica del cambio al vertice Arrivabene-Binotto? Di chi è figlio questo progetto tecnico? E, infine: chi comanda a Maranello? O meglio: c’è qualcuno che comanda?