<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=1500520490268011&amp;ev=PageView&amp;noscript=1"> Una finestra sulla lettura e sul mondo dei libri | Page 12 | Il Forum di Quattroruote

Una finestra sulla lettura e sul mondo dei libri

Mi sa che far da soli è roba per scrittori veterani che oltre ad avere una grossa esperienza hanno anche contatti nell'ambiente dell'editoria.
Forse per promuovere un libro sconosciuto potrebbe essere utile un piccolo stand a una fiera del libro,ovviamente non nel momento attuale.

No, gli scrittori veterani, se sono professionisti, si affidano alle case editrici. Loro non hanno problemi a farsi trattare bene dalle case editrici, e di sicuro non fanno da soli. Il problema è per gli esordienti, gli emeriti sconosciuti.
Per un libro sconosciuto di un autore sconosciuto è comunque difficilissimo farsi notare, e io non mi faccio alcuna illusione. Dovrebbe essere un vero capolavoro che si fa conoscere tramite il passaparola.
Non mi aspetto niente, ma per ora sono contento di averlo scritto. È stato bello.
 
Io cambierei nome per tre ragioni.
Prima di tutto per vergogna,non mi va che tutti quelli che conosco sappiano che ho scritto un libro.
Sarebbe molto personale e quindi preferirei che lo leggessero solo le persone che o non mi conoscono affatto oppure con cui ho un rapporto di amicizia o stima consolidato.
Poi perchè prenderei molti spunti dalla vita reale (alla faccia della frase ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è puramente casuale) quindi avrei paura che qualcuno possa risentirsi se ho attribuito alcune sue caratteristiche a un personaggio negativo.
E infine perchè secondo me il fatto che dell'autore si sappia pochissimo è un'idea di marketing geniale,anche se non credo che possa funzionare ancora a lungo visto che ci sono già stati diversi scrittori che hanno sfruttato il mistero sulla loro identità per vendere di più.

Perché vergogna?
Quando sanno che hai scritto un libro, la reazione è sempre molto positiva; anche se non lo hanno ancora letto e quindi non sanno ancora se è una ciofeca o un capolavoro. È comunque un qualcosa di tuo, fatto di tua spontanea volontà, e che non tutti sono in grado di fare.
Devi esserne orgoglioso... altro che vergogna!

Poi, in un libro c'è sempre molto di personale dello scrittore, se è una storia che deve avere un'anima anziché essere una semplice cronaca di vicende più o meno inventate.
È fondamentale prendere spunti dalla vita reale: la vita è una fonte sterminata di ispirazione, e più ne hai vissuta e più ne hai.
Di spunti e ispirazione ne hai molti di più a 50-60-70 anni che a 30, per ovvi motivi.
Ed è normale per alcune scene ispirarsi a episodi realmente vissuti o a persone realmente conosciute, lo fanno un po' tutti gli scrittori.
Per esempio, la scena iniziale del mio romanzo io l'ho veramente vissuta, anche se può sembrare una cosa inventata. Naturalmente non l'ho riportata "para-para" e non ho usato nomi di persone reali, ma è stata la scena giusta che mi serviva per cominciare la storia.
Perché non sfruttarla?
E anche quasi tutti i miei personaggi li ho "dipinti" ispirandomi a qualcuno che ho conosciuto in vita mia, ma senza farne una copia esatta.

P.s. Verdone, per i suoi personaggi macchietta, si ispirava a persone che aveva conosciuto davvero. E io una volta ho visto un tizio che si muoveva e parlava proprio come una particolare macchietta di Verdone! Uguale!
 
Io ho scritto un libro (anzi, due, visto che è uscito in due edizioni), ma non è un romanzo e dubito fortemente che possa suscitare l'interesse di qualcuno di voi....
 
P.s. ora che ci penso... in uno dei racconti che avevo pubblicato svariati anni fa, per uno dei personaggi mi ero ispirato a un mio ex compagno di classe del liceo...
quando poi regalai il libro a tutti gli ex compagni, ero piuttosto imbarazzato... ma nessuno mi disse niente! :emoji_grin:
 
No, gli scrittori veterani, se sono professionisti, si affidano alle case editrici.

Si ma secondo me non lo fanno per necessità.
Cioè quando uno scrittore è inesperto ha bisogno di una casa editrice alle spalle (per correggere,promuovere,distribuire).
Quindi sarà lui ad andare a bussare alla porta degli editori per convincerli a investire su di lui.
E sarà difficile trovarne una che dica si.
Mentre quando diventa esperto e affermato non avrebbe più bisogno della casa editrice,potrebbe tranquillamente far stampare il suo nuovo libro,promuoverlo da solo contando sul suo nome.
E invece sono le case editrici che andranno da lui a proporsi per fare il lavoro "sporco" al posto suo.
E a volte blindano gli autori più remunerativi con contratti pluriennali per assicurarsi che nessun altro editore glieli porti via.

Perché vergogna?
Quando sanno che hai scritto un libro, la reazione è sempre molto positiva; anche se non lo hanno ancora letto e quindi non sanno ancora se è una ciofeca o un capolavoro. È comunque un qualcosa di tuo, fatto di tua spontanea volontà, e che non tutti sono in grado di fare.
Devi esserne orgoglioso... altro che vergogna!

Si ma non credo che mi andrebbe di condividerlo con tutti quelli che conosco.
Solo con quelli che secondo me potrebbero apprezzarlo.
Se ad esempio scrivessi un romanzo fantasy mio padre penserebbe sicuramente che si tratta di una vaccata (gli basta vedere Harry Potter in tv per fare una smorfia che è tutto un programma).
Se scrivessi un tomo di 400 pagine un amico che se gli dai da leggere 100 pagine ci mette 2 mesi si sentirebbe obbligato a comprarlo,leggerlo (controvoglia) e apprezzarlo.
Anche se in realtà non l'avrebbe mai comprato ne letto se sulla copertina ci fosse stato un altro nome.
Preferirei ricevere i complimenti di un lettore sconosciuto piuttosto che "forzare" chi mi conosce a sostenermi.

E poi ho già scelto lo pseudonimo...:emoji_smirk:
 
P.s. ora che ci penso... in uno dei racconti che avevo pubblicato svariati anni fa, per uno dei personaggi mi ero ispirato a un mio ex compagno di classe del liceo...
quando poi regalai il libro a tutti gli ex compagni, ero piuttosto imbarazzato... ma nessuno mi disse niente! :emoji_grin:

Ecco è quello che intendevo.
Preferirei tenere segreto il fatto che ho scritto un libro per evitare che qualcuno possa riconoscersi nei personaggi e magari offendersi.
Però mi piacerebbe inviare una copia alle mie due professoresse di lettere delle superiori per vedere se mi riconoscono.
Una delle due di sicuro.
L'altra quasi certamente bollerebbe il lavoro come mediocre.
 
Si ma secondo me non lo fanno per necessità.
Cioè quando uno scrittore è inesperto ha bisogno di una casa editrice alle spalle (per correggere,promuovere,distribuire).
Quindi sarà lui ad andare a bussare alla porta degli editori per convincerli a investire su di lui.
E sarà difficile trovarne una che dica si.
Mentre quando diventa esperto e affermato non avrebbe più bisogno della casa editrice,potrebbe tranquillamente far stampare il suo nuovo libro,promuoverlo da solo contando sul suo nome.
E invece sono le case editrici che andranno da lui a proporsi per fare il lavoro "sporco" al posto suo.
E a volte blindano gli autori più remunerativi con contratti pluriennali per assicurarsi che nessun altro editore glieli porti via.

Credo che comunque gli autori affermati, i professionisti, abbiano bisogno di una casa editrice per pubblicare i loro lavori.
Credo che pochi di loro si autopubblichino.
Comunque, se sono di successo, si trovano le porte degli editori spalancate.
 
Credo che comunque gli autori affermati, i professionisti, abbiano bisogno di una casa editrice per pubblicare i loro lavori.
Credo che pochi di loro si autopubblichino.
Comunque, se sono di successo, si trovano le porte degli editori spalancate.

Imho ne hanno meno bisogno rispetto a quando erano scrittori agli esordi.
Poi scelgono di accettare le generose offerte delle case editrici perchè sicuramente è la scelta più comoda e forse anche più conveniente.
Però se prendiamo un mostro sacro come Camilleri per vendere il nuovo libro su Montalbano avrebbe avuto bisogno della Sellerio?
Imho no.
La loro collaborazione era sicuramente proficua e la casa editrice ha sostenuto e al tempo stesso sfruttato la popolarità dello scrittore.
Ma se avesse deciso che il nuovo libro lo faceva pubblicare a un'altra casa editrice oppure se avesse deciso di farselo stampare da solo avrebbe venduto altrettante copie.
Gli sarebbero bastate due interviste per promuoverlo e sarebbe andato a ruba anche con una copertina diversa dal solito.
 
Si ma non credo che mi andrebbe di condividerlo con tutti quelli che conosco.
Solo con quelli che secondo me potrebbero apprezzarlo.
Se ad esempio scrivessi un romanzo fantasy mio padre penserebbe sicuramente che si tratta di una vaccata (gli basta vedere Harry Potter in tv per fare una smorfia che è tutto un programma).
Se scrivessi un tomo di 400 pagine un amico che se gli dai da leggere 100 pagine ci mette 2 mesi si sentirebbe obbligato a comprarlo,leggerlo (controvoglia) e apprezzarlo.
Anche se in realtà non l'avrebbe mai comprato ne letto se sulla copertina ci fosse stato un altro nome.
Preferirei ricevere i complimenti di un lettore sconosciuto piuttosto che "forzare" chi mi conosce a sostenermi.

E poi ho già scelto lo pseudonimo...:emoji_smirk:

Non ti devi fare questi problemi: è normale che un libro non piaccia a tutti. Ognuno ha i suoi gusti, i suoi generi preferiti, e ci sono quelli che si stancano presto a leggere e lasciano perdere.
Ma questo non ti deve scoraggiare.
Ci sono persino capolavori riconosciuti della letteratura mondiale che non piacciono a molte persone (o che molte persone non ce la fanno a leggere...)

Certo, non devi forzare nessuno a leggerlo, non lo devi far sentire in dovere di leggerlo tutto fino in fondo e darti un suo parere!
Tu al limite dici: "ho scritto 'sta roba..." e poi deve essere lui a dirti che gli piacerebbe leggerlo.

Per il tuo pseudonimo, già lo conosco:
Zinzanbr, ovviamente! :emoji_smile:
 
Con uno pseudonimo simile temo che non lo comprerebbe nessuno.
Già qui sul forum pur frequentandolo da anni c'è chi ancora non l'ha memorizzato...
 
Ecco è quello che intendevo.
Preferirei tenere segreto il fatto che ho scritto un libro per evitare che qualcuno possa riconoscersi nei personaggi e magari offendersi.
Però mi piacerebbe inviare una copia alle mie due professoresse di lettere delle superiori per vedere se mi riconoscono.
Una delle due di sicuro.
L'altra quasi certamente bollerebbe il lavoro come mediocre.

Se tu non fai nomi reali, e non fai una copia "spiccicata" delle persone che conosci, perché dovrebbero riconoscersi e offendersi?
Allora che dovrebbero dire tutti quelli che sono esplicitamente "sbertucciati" davanti a tutti da imitatori come Crozza o Marcoré?

Tu ti devi solo ispirare, prendere l'essenza di una persona. Non descriverla con precisione tale che uno ci si possa riconoscere.
 
Se tu non fai nomi reali, e non fai una copia "spiccicata" delle persone che conosci, perché dovrebbero riconoscersi e offendersi?
Allora che dovrebbero dire tutti quelli che sono esplicitamente "sbertucciati" davanti a tutti da imitatori come Crozza o Marcoré?

Tu ti devi solo ispirare, prendere l'essenza di una persona. Non descriverla con precisione tale che uno ci si possa riconoscere.

Si però se ad esempio io scrivessi una storia in cui c'è un marito fedifrago che abbandona la moglie e i figli si potrebbe capire facilmente a chi mi sono ispirato se nella mia famiglia o tra i miei conoscenti ci fosse effettivamente una coppia che si è separata in simili circostanze.
Penso che il riferimento potrebbe essere colto sia dai diretti interessati sia dagli altri.
E potrebbe non far piacere ad esempio a una moglie tradita leggere una storia in cui c'è un personaggio che le somiglia molto le cui corna sono li scritte nero su bianco.

Io preferisco l'anonimato.
Poi sarei il primo magari a comunicare ai soggetti che mi hanno ispirato i personaggi positivi che nel libro c'è qualcosa di loro.
 
Si però se ad esempio io scrivessi una storia in cui c'è un marito fedifrago che abbandona la moglie e i figli si potrebbe capire facilmente a chi mi sono ispirato se nella mia famiglia o tra i miei conoscenti ci fosse effettivamente una coppia che si è separata in simili circostanze.
Penso che il riferimento potrebbe essere colto sia dai diretti interessati sia dagli altri.
E potrebbe non far piacere ad esempio a una moglie tradita leggere una storia in cui c'è un personaggio che le somiglia molto le cui corna sono li scritte nero su bianco.

Oh bene... su questo sono d'accordo, e infatti io evito accuratamente di scrivere storie che possano ricordare troppo episodi delicati che riguardano miei conoscenti: sarebbe riferimenti troppo espliciti e imbarazzanti!
Così come non uso mai nomi propri di amici o familiari (tanto i nomi disponibili sono tantissimi!)

Ogni singola scena può essere inventata di sana pianta o semi-copiata dalla realtà. Ma in un romanzo (che è molto più lungo e complesso di un racconto, assomiglia di più alla vita reale) non è tanto importante la singola scena, quanto il susseguirsi e l'armonia di tutte le diverse scene.
Se poi l'intera storia è copiata della realtà... beh, quello diventa più un libro di memorie che un vero romanzo.

Fondamentale è l'intreccio, e quello richiede un grande lavoro mentale. Come si sviluppa la storia non è quasi mai definito fin dall'inizio. Viene tutto da un continuo chiedersi "e cosa potrebbe succedere ora?", e "cosa succede se per caso...?", e vagliare tutte le possibilità che vengono in mente, per scegliere poi quelle più interessanti e meno prevedibili dal lettore (ma sempre credibili).
Per fortuna spesso il cervello lavora anche mentre ci si riposa. Alcune delle migliori idee mi sono venute mentre dormivo, in sogno.
 
Ultima modifica:
Oggi ho iniziato a leggere Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafon.
Di mia iniziativa non l'avrei mai comprato ma era in quella scatola,di solito non amo i tomi di 600 pagine anche se è un'edizione con caratteri molto grandi quindi in realtà sarebbero di meno.
 

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