Scusami Cristiano, ma non comprendo il tuo intervento.
Hai voglia di chiarire?
Grazie.
Ciao.
Dal Gazzettino:
MESTRE - Il
bus viaggiava a una velocità di 50 chilometri all’ora nel momento del primo impatto con il guard rail e il perno del giunto dello sterzo si sarebbe rotto venti millesimi di secondo prima di quel contatto. Lo evidenziano nelle loro rispettive perizie i consulenti della procura
Placido Migliorino e Giovanni Meneghetti: il primo ha ricostruito la velocità nel mezzo durante tutte le varie fasi della dinamica: 50 chilometri all’ora quando il mezzo de “La Linea” è uscito di strada, poi passata a 30 km/h e, nell’ultimo, a 3,6 chilometri all’ora. Migliorino definisce quel momento dello schianto come una «spinta vigorosa» tra ruota e guard rail, che si è poi protratta per altri 35 metri. Il perito spiega anche che le «energie cinetiche degli urti» si sono trasferiti sulla ruota, ma nonostante ciò il veicolo era riuscito ad arrivare «alla fine della tratta» senza alcuna conseguenza per l’incolumità dei passeggeri. A questo si aggiunge la consulenza di Meneghetti che dice, appunto, che il perno si sarebbe rotto «venti millesimi di secondo prima dell'urto». Il professore dell’Università di Padova spiega, nella sua relazione, come secondo lui quell’ingranaggio si sia rotto a causa di un sovravvarico che risulta però inspiegabile: primo per il basso chilometraggio del bus (17mila chilometri) secondo perché il suo staff ha potuto esaminare solamente i valori di carico dell’ultimo viaggio del mezzo (ed erano regolari) ma che per una valutazione ottimale si sarebbe dovuto avere un riscontro anche delle modalità di viaggio precedenti.
Competenze
Migliorino è decisamente duro sulla questione della manutenzione del cavalcavia. Spiega quanto il progetto originale dell’Anas del 1960 prevedesse barriere «senza soluzione di discontinuità», quindi senza varchi. Individua anche difformità sull’altezza della barriera che avrebbe contribuito a ridurre le «capacità prestazionali». Anche il progetto di messa in sicurezza del Comune, approvato il 5 dicembre 2022, non prevedeva quei varchi, confermando quindi l’«originaria scelta progettuale di assenza di discontinuità».
Migliorino paragona il cavalcavia a un raccordo autostradale, lo definisce «ramo di adduzione». Per questo motivo nonostante le manutenzioni spettassero al Comune, che per l’infrastruttura si è fatto carico di oneri di manutenzione ma anche di richieste di finanziamento, cita anche Anas, Cav, Regione e addirittura Ministero dei Trasporti. Anas perché fondatore dell’opera che ha gestito per anni prima di metterlo in sicurezza, Cav (di cui Anas peraltro è comproprietaria) e Regione in realtà non hanno mai avuto competenze dirette sulla strada, ma secondo il perito gli enti «avrebbero avuto facoltà avviare procedimenti di verifica» sulle condizioni di sicurezza. Tradotto: le irregolarità di quel cavalcavia erano talmente alla luce del sole, talmente evidenti, che sarebbe stata gradita una presa di posizione.
Traffico
Il collegamento tra il cavalcavia, tangenziale e A4, poi, per Migliorino conta ancora di più se si parla delle mutate condizioni di traffico. Rispetto al 1963, anno di realizzazione dell’opera, i mezzi leggeri sono aumentati del 560%, mentre quelli pesanti addirittura del 772%. Dati che sarebbero trasferibili anche a quel viadotto, proprio per la sua natura di svincolo autostradale, e che spiegano quanto possa essere aumentata in sessant’anni la percentuale di rischio. Quel varco, largo 2,40 metri, privo di protezione, ha quindi è stato determinante per la caduta del bus. La barriera, quindi, secondo Migliorino non ha espletato la sua funzione di sicurezza «se pur urtata con velocità ridottissima».
Cellulare
Il terzo consulente della procura, l’ingegnere informatico Nicola Chemello, ha invece analizzato il cellulare dell’autista, Alberto Rizzotto, provando che l’uomo non si era distratto alla guida per guardare il telefono. «Si evidenzia che tutte le chiamate ricevute dopo le 19.15 non hanno ricevuto risposte. Nella cronologia web eventuali messaggi e mail risultano essere non letti».
Gli indagati iscritti nel fascicolo della pm Laura cameli sono quattro: l’amministratore della società proprietaria del bus, Massimo Fiorese, e il dirigente e i tecnici del Comune Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, assistiti rispettivamente dagli avvocati Massimo Malipiero, Marco Vassallo, Paola Bosio, Barbara De Biase e Giovanni Coli.