Se negli anni sessanta l'Italia era il Leader europeo per tecnica e stile, nei settanta lo era per stile, cosa continuata sino alla seconda metà degli ottanta con alti e bassi e .... e poi.....
Diciamo che Coupè e Barchetta con Multipla sono state belle e buone auto, avevano stile ma....non "bucarono" come di recente la Giulia non ha "bucato" almeno secondo i marketing manager dell'automotive.
Più che vedere ricarrozzamenti oggi....e fabbriche che ahimè saranno destinate a cosa non si sa...
Ma se noi come industria avessimo scelto la via del design (centri design ne abbiamo) anzichè della confezione industriale su quattro ruota (proprio con la a finale...ahimè....) oggi saremmo messi meglio o peggio?
In parole povere se con la nostra tecnologia, i nostri operai, oggi costruissimo auto dal forte richiamo tecnico/estetico all'italianità avremmo i piazzali pieni di Km zero oppure qualcosa che si esporta perchè apprezzato come Italiano e non miscibile con l'ottima ma anonima utilitaria cinese di turno al di là del prezzo?
Ottima domanda.
Io credo di sì, ossia che se l'Italia avesse continuato ad essere pioniera del design, forse e dico, forse, oggi avremmo una maggiore credibilità nel mondo dell'automotive. Ma saremmo dovuti essere un' Italia diversa da oggi, davvero figlia del grande rinascimento culturale post bellico.
Bisogna essere chiari, non si vive di sola Ferrari, che di per sé è il simbolo dell'auto sportiva estrema e destinata a pochissimi acquirenti.
È crudo dirlo, ma chi crede che esista ancora oggi il cosiddetto "design italiano" é vittima del pregiudizio, di una retorica che oggi non ha più sostanza.
Il Design, come tante altre arti, rappresenta il termometro culturale di un paese e oggi, l'Italia ha un grado culturale di massa molto basso, tra i più bassi al mondo ed è inevitabile che l'architettura e il design siano deficitarie.
Basta pensare all'edilizia residenziale, cubi "concretizzati" in CAD, intonacati e ricoperti di plastica (EPS, XPS, Polistirene e similari), tinteggiati con una fantasia asfittica in varie tonalità di grigio, dalla variante glaciale al tortora. La possiamo chiamare architettura?
Ecco, anche nel recente rapporto del Censis, il popolo italiano è stato definito "affetto da sonnambulismo", ossia di incapacità di vedere la realtà e vivere su pregiudizi e virtuali realtà stigmatizzate.
Perdonate l'apparente divagazione.
Ma in realtà il tema sottinteso è comune.
Il nostro Paese ha finito di vivere di rendita, che quell'epoca d'oro compresa tra gli anni '50 e la fine degli anni '70 che ha caratterizzato la cultura italiana, ci ha fornito per i successivi 40 anni.
Pensate solo che, agli inizi degli anni '70 nelle trasmissioni televisive di dibattito, partecipavano personaggi come Pasolini, Montale (ripeto, Montale), Carmelo Bene, Moravia, Sciascia...
Il cinema di Cinecittà dava filo torcere a Hollywood, con registi come Antonioni, Germi, Fellini, Rosi, Monicelli, Rossellini, Leone, Risi, Bertolucci, Olmi e tantissimi altri.
Quel cinema era design, teatro, musica, pittura, poesia, fotografia ed esprimeva la nostra cultura secolarizzata che oggi abbiamo barattato con il disimpegno culturale.
Se oggi vogliamo vedere Design di avanguardia, dobbiamo vedere fuori dall'Italia e questo lo dico dopo aver lavorato per 16 anni per una multinazionale con la quale abbiamo progettato e realizzato i Buildings più famosi e iconici del mondo, di cui nessuno di questi in Italia (a parte qualche accenno con City Life e la torre Garibaldi a Milano).
Ci illudiamo, in questo nostro sonnambulismo che pervicacemente vogliamo negare a noi stessi, che questo nostro Paese sia quel Bel Paese fatto di Made in Italy, Moda, Design; la realtà è diversa, siamo diventati la Cina di Europa, ossia lavoratori sottopagati (ecco perché come fornitori siamo ancora appetibili per le grandi aziende estere), qualità del lavoro alta rispetto alle retribuzioni e aziende spesso gestite da imprenditori avidi e di scarso livello culturale, oltre che affetti da miopia sugli orizzonti di sviluppo da perseguire.
Non è pessimismo, é questa la linea mediana che fa titolo, non le sporadiche eccellenze.
Discorso diverso per l'economia alimentare, dove per ora e non sappiamo fino a quanto, siamo davvero una eccellenza incontrastata.
Ma sul design.....no purtroppo.
In una vecchia intervista (credo degli anni 90), Giugiaro disse al giornalista :"sa, il pubblico compra qualsiasi cosa", quasi a dire che il Designer non riuscirà ad educare alla bellezza se il pubblico a cui si rivolge non la sa cogliere.