Negli anni 60 per acquistare un appartamento a Milano serviva la cifra equivalente
al prezzo di una trentina di utilitarie. Oggi ne bastano quindici. Il segno
inequivocabile di come la mobilità privata sia sempre più un privilegio per pochi
L' auto è entrata stabilmente nella nostra vita
per aiutarci, non per assorbire gran parte delle nostre risorse. Le automobili di domani debbono essere comode, sicure, durature, bisognose di poca manutenzione, di pochi ricambi, economiche e non
inquinanti. Certo, questi punti fondamentali debbono
essere compresi e seguiti dai costruttori, ma sta a noi,
consumatori, volerli ed imporli». Queste righe le scriveva alla fine del suo editoriale su Quattroruote il direttore e fondatore della nostra rivista, Gianni Mazzocchi,
nell'agosto del 1978, quasi mezzo secolo fa, guardando al futuro, ma sottolineando il costo crescente delle
auto. Vedeva avanti e aveva ragione.
Quella prima riga, «L'auto è entrata stabilmente nella nostra vita per aiutarci, non per assorbire gran parte
delle nostre risorse», sintetizza tutto. Oggi le automobili hanno listini che fanno impressione e vanno in netta
controtendenza rispetto a tanti altri prodotti che, pur
sempre più moderni e aggiornati, potenti ed esteticamente più raffinati, costano sempre meno: computer,
telefoni, televisori. Sono andato a guardare e ho messo
a confronto dati statistici che fanno riflettere. Il valore
degli appartamenti, per cominciare. L'ultima rilevazione
di immobiliare.it (maggio 2024) afferma che quello medio nazionale è pari a 2.048 euro al metro quadrato, con
punte in Liguria (circa 2.600), a Milano e Roma
(sui 2.400) e un minimo in Calabria (attorno a 900). Nel
1963, il prezzo medio di una casa di 100 metri quadrati a Milano era di 18 milioni di lire (fonte Properties &
Life), che vanno quindi paragonati con i 240 mila euro
di oggi (e teniamo per buono questo dato perché Milano ha una grande periferia che calmiera un po' i prezzi).
Or dunque, quanto costava nel 1963 un'utilitaria? La
Fiat 600, la più diffusa, era a listino a 625 mila lire e dunque ne servivano quasi 29 per comperare quell'appartamento di Milano. Il confronto ho provato a farlo oggi
con l'intramontabile Fiat Panda, che costa 15.500 euro.
Il risultato è che ne bastano soltanto 15 contro le 29
necessarie nel 1963. Ho guardato anche le vetture un
po' più di alta gamma, che negli anni 60 erano ancora
un privilegio per pochi fortunati. L'Alfa Romeo Giulietta
costava la bellezza di 1 milione e 375 mila lire e ne servivano 13 per acquistare il solito appartamento milanese. Ebbene, sapete quante Alfa Romeo Giulia bastano
per lo stesso appartamento, oggi? Appena quattro. Aveva ragione, una volta di più, Gianni Mazzocchi a mettere
in guardia contro l'aumento dei listini delle auto. Adesso,
quando si parla di vetture accessibili, ci si riferisce in genere a cifre appena sopra i 20 mila euro, ma per quelle
del segmento C si fa in fretta a salire. Perché sono molto accessoriate, si obietterà.
Ma molte di quelle dotazioni che fanno ricca un'auto
costano sempre meno e la manodopera in fabbrica non
è che abbia visto salire gli stipendi chissà quanto... Se lo
Stato si svena con incentivi mirati, chi può ne approfitta,
mentre chi aveva comprato qualche mese prima si mangia le mani. Ricordiamoci sempre, però, che si tratta di
forzature, non di soluzioni a regime.
Poi ci stupiamo se, pur in tempi di ristrettezze, di
guerre alle porte, di epidemie mondiali, un po' tutti i costruttori presentano bilanci con utili impensabili, nonostante vendite ben lontane dagli anni d'oro d'inizio millennio. Sono bravi a costruire le automobili, ma sono
ancora più bravi a far di conto.
Di CARLO CAVICCHI Una vita a pane e automobili, ha diretto per trent'anni riviste di motori, Quattroruote compresa.