La storia di Alfa è l'incarnazione della storia dell'Italia moderna, ovvero genio ed eccellenza assoluti buttati alle ortiche. È la storia della bravura insuperabile che viene umiliata dall'incapacità antropologica di gestire, con scelte strategiche sempre asservite ad interessi di clientela e mai a logiche industriali e di sviluppo.
Non è diversa dalla storia di altre grandi aziende italiane. Faccio due nomi a caso:
Alitalia. Chi se lo ricorda che fino al 2000 era una delle compagnie aeree più ambite, con Lufthansa (dico, Lufthansa) che avrebbe fatto carte false pur di fare un accordo con lei. E ora? Decenni di perdite ripianate dai contribuenti, tre fallimenti sempre pagati da noi ed una mini-erede senza alcuna possibilità di sopravvivenza che disperata bussa alla porta di chiunque possa comprarla
2) Telecom Italia. Sempre fino al 2000, era testa a testa con Deutsche Telekom come compagnia più importante d'Europa. Fatturati e redditività da paura, una delle prime al mondo a sviluppare la telefonia mobile. Ora è oberata dai debiti, grazie a scelte scellerate che hanno consentito a qualche capitano coraggioso che non aveva soldi di comprarsela mettendo a garanzia proprio le azioni della società (una cosa criminale). Il risultato? Mentre gli altri si espandono, lei si è ritirata da tutto per fare cassa, ha la divisione commerciale che fa acqua ed è sostanzialmente controllata dai francesi e dai fondi americani. Soprattutto, non si sa che fine farà, probabilmente sarà smembrata.
Se ne potrebbero aggiungere molti altri di esempi, a cominciare dalla stessa Fiat ora ceduta a Peugeot.
Alfa è uno sfregio; la speranza è che i francesi ce la facciano perché significherebbe comunque garantire lavoro in Italia, ma per noi, prima che un'orgoglio, è una vergogna
