Calma, il consumo è proporzionale, a parità di energia erogata, al numero di legami, che, a parità di tipologia di idrocarburi (più o meno), è proporzionale alla massa. Chiaramente in termini di massa vanno pari, in volume (se la densità è minore, e la vendita è in volume, non in massa) si va in perdita.
Una soluzione è quello di sintesi bilanciato per ciclo CO2, nonchè prodotto da fonti rinnovabili, resta il costo energetico della distribuzione ed il rendimento termodinamico. IL primo problema sarebbe, se possibile, superabile con produzione capillare congiunta alla distribuzione, sul secondo la termodinamica recita il de profundis.
Questo, come certo ricorderai, lo vado scrivendo da un po'. Inclusa la consapevolezza dello scarso rendimento energetico, su cui si può aprire un dibattito in relazione al bilancio costi/benefici.
Nulla vieta di farlo dal un punto di vista scientifico-tecnologico-ambientale. Io, per primo, me ne astengo perché le competenze non sono sicuro di padroneggiarle in toto, ma, cosa peggiore, perché partirebbero le solite provocazioni politiche da parte delle solite mani che gettano il sasso e si nascondono...
...almeno così ci racconta la stechiometria. La mia considerazione nasce dal resoconto sui consumi aumentati, e non in maniera trascurabile. Poi rimane aperto il dibattito sull'effettiva neutralità carbonica del prodotto, dal momento che le materie prime utilizzate sono certamente rinnovabili in quanto di origine vegetale, ma anche le biomasse prima di diventare HVO richiedono parecchi passaggi di trasformazione, e questi non sappiamo se e in che misura siano a bilancio zero. Peraltro, questo discorso lo sento fin dalla prima generazione di biodiesel, certamente con il passaggio alla seconda generazione il problema è diminuito, ma dubito si sia risolto...
L'HVO attualmente prodotto in Italia (dagli unici due impianti produttivi di ENI) parte da oli esausti di origine vegetale; in teoria non si può chiamare HVO un carburante ottenuto dall'idrogenazione di olio minerale. Ora, quanto di questo "olio vegetale" sia recuperato da un processo di riciclo (tipo olio esausto di frittura eccetera) o provenga da apposite coltivazioni (es. colza, girasole ecc.) o ancora da scarti di esse, non è dato sapere...
mi pare di aver capito, se non vado errato, che siano inclusi scarti grassi di macellazione... o no?
Dal primo link che ho trovato, sembra di sì:
Dovrebbe essere certifiabile se proveniente da rinnovabili, le quali, peraltro, devono scontare anche i costi di produzione, trasporto, installazione, manutenzione e smaltimento a fine vita dei dispositivi di generazione. E qui si apre un calcolo non banale per verificare il bilancio effettivo...
Ah, la memoria non mi ha tradito per questa volta.
Per quale motivo si chiamerebbe "Hydrotreated Vegetable Oil" ?
Ritengo perché dai vegetali è stato sviluppato.
Ci sono molti siti divulgativi e tecnici che affermano la produzione anche da scarti di provenienza animale.
