Era l'autunno del 1997. L'Alfa Romeo annaspava un po', con modelli che non erano certo in linea con la tradizione della casa e non erano stati accolti, quindi, con il normale entusiasmo degli alfisti: 155, 145, 146. Solo la 916, ovvero la GTV/spider era riuscita a risvegliare l'orgoglio alfista e faceva riscontrare un ottimo successo, ovviamente di nicchia......
Ma qualcosa si muoveva, qualcosa stava cambiando. In Alfa "centro stile" era arrivato un certo Walter De Silva, uno che si era "messo in testa un'idea meravigliosa", insieme a tanti tecnici della casa, quella di rilanciare il marchio con una nuova vettura segmento D, una vettura che, seppure a trazione anteriore, avesse una linea innovativa, unica, proiettata nel futuro. Poi, sotto quello splendido "vestito", si applicò una telaistica di prim'ordine, con un bel quadrilatero alto anteriore e un multilink posteriore.
Restava il motore, e quello c'era: il bialbero "twin spark".
Era nata la "156". Una vettura che ormai non è azzardato definire leggendaria, una segmento D che si vendette in quasi 100.000 esemplari all'anno, un record rimasto imbattuto. Una vettura capace di conquistare 7 titoli europei turismo, 4 piloti e 3 costruttori.
Quella vettura ho avuto l'onore e il piacere di possederla anch'io, dal 2001 al 2004: era una 1.800 bialbero a benzina, 144 cv, oltre 200 all'ora. La portai spesso anche in pista, e non fece una grinza. La ricordo con un po' di nostalgia.
Ora c'è la Giulia, sua degnissima erede.
L'Alfa Romeo 156
La sospensione "a quadrilatero alto" della 156, poi diventata un cavallo di battaglia di Alfa Romeo, in versioni aggiornate e ulteriormente migliorate (159, Brera, Giulia).
Ma qualcosa si muoveva, qualcosa stava cambiando. In Alfa "centro stile" era arrivato un certo Walter De Silva, uno che si era "messo in testa un'idea meravigliosa", insieme a tanti tecnici della casa, quella di rilanciare il marchio con una nuova vettura segmento D, una vettura che, seppure a trazione anteriore, avesse una linea innovativa, unica, proiettata nel futuro. Poi, sotto quello splendido "vestito", si applicò una telaistica di prim'ordine, con un bel quadrilatero alto anteriore e un multilink posteriore.
Restava il motore, e quello c'era: il bialbero "twin spark".
Era nata la "156". Una vettura che ormai non è azzardato definire leggendaria, una segmento D che si vendette in quasi 100.000 esemplari all'anno, un record rimasto imbattuto. Una vettura capace di conquistare 7 titoli europei turismo, 4 piloti e 3 costruttori.
Quella vettura ho avuto l'onore e il piacere di possederla anch'io, dal 2001 al 2004: era una 1.800 bialbero a benzina, 144 cv, oltre 200 all'ora. La portai spesso anche in pista, e non fece una grinza. La ricordo con un po' di nostalgia.
Ora c'è la Giulia, sua degnissima erede.
L'Alfa Romeo 156
La sospensione "a quadrilatero alto" della 156, poi diventata un cavallo di battaglia di Alfa Romeo, in versioni aggiornate e ulteriormente migliorate (159, Brera, Giulia).
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